Nella luce di Napoli: questo è il sottotitolo della mostra di Santiago Calatrava allestita per il Museo e Real Bosco di Capodimonte. E sono proprio la luce e i colori brillanti a fare da protagonisti nell’istallazione realizzata per la Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte. Quest’ultima, costruita nel 1745 dall’architetto Ferdinando Sanfelice per volere di Carlo di Borbone, è stata riaperta al pubblico nel luglio di quest’anno dopo circa cinquant’anni di chiusura. Un gioiello di rara bellezza che va ad accrescere il fascino insito nel Real Bosco di Capodimonte, oggi punto di riferimento della comunità partenopea.

Calatrava, conosciuto per le sue opere piuttosto ardite e innovative, ha completamente trasformato e riletto lo spazio, dando alla chiesa settecentesca una veste contemporanea.

L’obiettivo era quello di mettere in relazione passato e presente, uomo e natura, ma soprattutto l’arte legata all’artigianato campano. 

Curzio Malaparte scriveva: “Napoli non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno.”
Sottolineando quanto questa città si evolva senza mai perdere la sua anima, il suo nucleo.

E l’artigianato è certamente parte integrante dell’anima partenopea. “Quei manufatti storici sono la luce di Napoli e sono riuniti in una moderna installazione all’interno di un ambiente settecentesco” – ha detto lo stesso Calatrava. E l’installazione crea un perfetto connubio nel quale diverse arti (ceramica, tessitura, smaltatura, pittura, ecc.) si fondono in un’opera autonoma. Unica ed irripetibile, lontana dalla produzione in serie. Stelle, colombe, fiori, rami di alberi e foglie – elementi naturali, chiaramente ispirati a quelli presenti nel Bosco di Capodimonte – che evidenziano il concetto settecentesco di legame tra uomo, spiritualità e natura. Del resto, lo stesso Ferdinando Sanfelice rappresentava il simbolo di quella cultura illuminista per la quale l’uomo, guidato dal suo raziocinio, potesse governare e modellare la natura.

Calatrava, così, legandosi perfettamente a questo concetto, ha reso possibile un’installazione che non si allontanasse dallo spirito con cui la chiesa era stata eretta, ma si sposasse con esso.

Guidate dal suo progetto (disegnato pro bono), le diverse maestranze del tessuto produttivo campano (Tessuti d’Arte di San Leucio, Istituto ad indirizzo raro Caselli-De Sanctis/ Real Fabbrica di Capodimonte, il maestro vetraio Antonio Perotti di Vietri sul Mare, iGuzzini per l’illuminazione e studio di ingegneria Avino per la direzione e coordinamento lavori) hanno dato vita ad un capolavoro che, ogni week-end, ha attratto migliaia di visitatori.

Sin dal primo momento in cui si entra in chiesa, le stelle in porcellana sul soffitto ci riportano subito in un’atmosfera spirituale e sognante, grazie alla grande maestria dei ceramisti e degli allievi della Real Fabbrica di Capodimonte (ora Istituto Caselli). Così come i fiori, le foglie e i rami posti nelle due nicchie laterali: una croce dorata di foglie su un letto di foglie verdi e una composta da fiori rossi su un letto di fiori giallo ocra. E, ancora, vasi da porre sull’altare centrale e sugli altari laterali, portacandele, angeli e colombe in porcellana, e un uovo in ceramica che dal soffitto scende sospeso verso l’altare maggiore della chiesa, simbolo di rinascita.

Tutte le lavorazioni sono state realizzate nello stesso luogo dove Carlo di Borbone aveva deciso di fondare la sua Fabbrica di Porcellana nel 1743. Una fabbrica che doveva essere in grado di competere con la già preesistente Meissen (in Germania), e che divenne un punto di riferimento internazionale per la realizzazione della porcellana. Complice l’unicità della composizione di quest’ultima, molto più “tenera” e di un delicato colore latteo, perché priva di caolino.

Seppur il termine per la mostra sia previsto per il 24 ottobre, l’obiettivo è che la chiesa ritorni ad essere quello per cui Carlo di Borbone l’aveva immaginata, cioè un luogo di culto e di socialità, dedicato a San Gennaro. Che la comunità partenopea possa ritornare a sentire il rintocco delle sue campane, e le note dell’organo ad accompagnare la messa.