Il nostro viaggio è iniziato dal Belvedere di Vanacore, un bar che grazie al suo punto panoramico, si classifica tra i più spettacolari della Campania.
Dopo aver ricaricato le energie al ritrovo, i partecipanti hanno proseguito per un breve tratto in auto, circondati da antiche e mastodontiche conifere, che caratterizzano suggestivamente la Via Alta.
Il parcheggio di Porta Faito si presenta brullo e circondato da una fitta boscaglia, l’ingresso del sentiero, vicino una sorgente d’acqua potabile, tuttavia, non è immediatamente visibile.
Una volta imboccato il percorso, il gruppo, immerso nel profumo del sottobosco, ha da subito preso confidenza con il tipo di terreno. Per i primi minuti, le fronde dei faggi, che popolano incontrastati il Faito, ci hanno impedito di scorgere la nostra destinazione. Arrivati al primo punto panoramico tuttavia, con il diradarsi della foresta, la vetta del Molare si è presentata dinanzi a noi stagliata nel cielo.
Costeggiando le enormi rocce calcaree, un’insenatura argillosa, coperta di muschi e licheni, ci ha concesso un incontro insolito con una rarissima specie: la Pinguicula hirtiflora, presente solo sul Faito ed in alcune località della Calabria. Questa pianta, ad altissimo rischio di estinzione, infatti è considerata l’unica pianta carnivora del nostro territorio, nutrendosi di insetti, direttamente dalle sue foglie.

Dopo una breve sosta, abbiamo ripreso la risalita verso le pendici che portano alla vetta massima, tra scalinate di radici di faggio ed accurate selezioni dei bastoni da viaggio, raccolti durante il sentiero.
Ai piedi del Molare, superato un passaggio roccioso, il sublime panorama della costiera ci si è aperto ai nostri occhi.

L’intero complesso dei Monti Lattari, con Capri in prospettiva, adornato da sprazzi di nuvole, ci ha rubato il tempo dovuto, per ammirarlo e scattare qualche foto.
Avvicinandoci al ripido passo che porta sul Molare, facendoci coraggio abbiamo iniziato l’ultimo tratto del nostro viaggio. Un piccolo sentiero roccioso, secondo a nessuno in Italia per suggestività, che con una breve ma decisa serie di curve, ci ha portato ai 1.450 metri della vetta massima dell’intera Catena dei Monti Lattari.
Girandoci attorno, la vastità del panorama è da togliere il fiato: davanti a noi il Vesuvio, ed i paesi vesuviani, con alle spalle Napoli e l’area Flegrea, dietro, il mare, senza un apparente confine. Per chiudere al meglio la nostra avventura, una sosta con colazione al sacco sulla vetta del mondo non ha eguali, e con le energie ricaricate, abbiamo ripreso il sentiero per il ritorno.
Il Faito si presenta come un paradiso terrestre, ben mantenuto e pulito, ricco di punti d’interesse. Il sentiero è chiaro e seguendo la segnaletica del CAI risulta di facile percorrenza. Un vero e proprio esempio sul come dovrebbe essere gestito il turismo naturalistico nazionale.