L’eterna porta di Cuma

 

Situato tra Cuma e Pozzuoli, l’Arco Felice Vecchio, è una delle opere più suggestive del territorio flegreo.
Le sue origini risalgono al 95 d.C., quando per volontà dell’imperatore Domiziano, fu progettata la realizzazione di un monumentale arco, all’altezza del trentesimo chilometro della famigerata via Domitiana. La struttura, non si limitava ad essere una semplice porta verso Cuma, era bensì un vero e proprio arco trionfale, con prospettica funzione difensiva. Per permetterne la costruzione, fu ampliato il preesistente taglio del Monte Grillo, scavato dai Greci secoli prima, migliorandone la viabilità, ed assicurando una maggiore sicurezza contro frane e smottamenti.

L’Arco Felice fu realizzato in opera laterizia, coerentemente allo stile del secolo, e doveva, in passato, essere in buona parte coperta da lastre marmoree. L’altezza della costruzione raggiungeva i 20 metri, con una luce di passaggio di 6, ed una larghezza complessiva di 12 metri. Dimensioni che, non sempre consentivano passaggi a versi alterni in contemporanea; problema che fu risolto costruendo due ampie aree che precedevano l’ingresso alla porta, destinate alla sosta dei mezzi di trasporto.

Sopra il fornice, un arco a tutto sesto era sostenuto da due pilastri, che portavano a loro volta, nella parte superiore, delle enormi nicchie, destinate ad ospitare statue equestri durante le cerimonie trionfali.
Immemore testimonianza dell’architettura romana, l’Arco Felice Vecchio si presenta a noi, ancora quasi del tutto integro, sovrastante lo stesso lastricato dell’epoca romana. Ad aumentare il suo effetto scenografico, è la salita stessa del Monte Grillo, che risalta l’intera struttura, rendendola da sempre simbolo dell’intera area, al punto tale da renderlo fonte del nome dell’intera frazione omonima di Pozzuoli.

Ad oggi, è la facciata ovest ad essersi meglio conservata, mantenendo ben visibile l’intradosso, nonostante buona parte della struttura sia coperta da vegetazione rampicante.
L’antica porta di Cuma, città eterna, continua ad ergersi nello stretto del Monte Grillo, a pochi metri dall’uscita della Grotta di Cocceio, ereditiera di migliaia di anni di storia passata, e che stoicamente ne attende altrettanti di storia futura.