Sulle tracce della Nekyia alle porte dell’Ade

È ormai noto, che la fama dell’Averno abbia ispirato per secoli storie e leggende; tuttavia il più misterioso dei miti, resta ancora sconosciuto ai più.
Nel I secolo d.C. lo storico Strabone, rifacendosi ad Eforo, ci narra della presenza di una popolazione oscura, collocata all’entrata del lago vulcanico: i Cimmeri flegrei. Questa misteriosa tribù, dedita principalmente ad attività minerarie, viveva in abitazioni sotterranee chiamate ‘’ἄργιλλαι’’, collegate da lunghi cunicoli. Eforo sosteneva che non erano mai soliti vedere la luce del sole, in quanto risalivano in superficie solo di notte, e che erano noti per la pratica della famigerata Nekyia. Questo rito necromantico, reso celebre nell’Odissea, consisteva nel mettere in contatto un richiedente, col mondo dei defunti, tramite un oracolo.

Per i Cimmeri, la Nekyia era un irrinunciabile fonte di sostentamento; sia per la tassa imposta a chiunque volesse usufruirne, sia per le carni degli animali sacrificati durante il rituale, conservate come scorte di cibo al termine della cerimonia.

La “Sibilla Cimmeria”

Nevio, nel Bellum Punicum, narra della presenza di una ‘’sibilla Cimmeria’’, collocata all’interno di una grotta, sulle sponde del lago.
Per risalire alla vera identità di questo antico oracolo, tuttavia, bisogna rievocare le testimonianze relative al periodo imperiale, quando Agrippa, accingendosi ad iniziare i lavori di bonifica sull’Averno, si imbatté in una antica divinità locale, tradotta prima come ‘’Kalypso’’ e successivamente identificata come ‘’Simulacrum Averni’’.
La scomparsa dei Cimmeri, secondo Eforo, fu causata da un re, il cui oracolo non risultò veritiero.
Le loro origini, riconducibili alle tribù indoeuropee iraniche, suggeriscono una migrazione nel golfo flegreo, apparentemente mai testimoniata.

Le informazioni pervenuteci su questa tribù ed il loro oracolo però, in mancanza di ritrovamenti archeologici che ne confermano l’esistenza, non sono sufficienti a renderli più che leggenda. Un mito, che affianca perfettamente alla natura specchio d’acqua flegreo, da sempre considerato la porta dell’Ade.