La Cocciniglia tartaruga e la piaga delle pinete.

In molti ricorderanno le verdi pinete che fino ai primi anni del 2000 hanno coperto la maggior parte della superficie del Montenuovo. Una fitta boscaglia di Pino domestico (Pinus pinea), che fu piantata nel 1930, e che ha da sempre caratterizzato il giovanissimo vulcano flegreo. Ad oggi, dove prima sorgevano questi rigogliosi alberi, si estendono paesaggi brulli e devastati, popolati dai resti caduti dei vecchi Pini.

Il periodo critico.

Dal 2003 infatti si è assistito ad una vera e propria serie di eventi critici per l’Oasi di Pozzuoli, che ha pian piano portato al totale disfacimento della pineta. Il primo colpo fu inferto dal Bostrico, un piccolo coleottero che ha l’abitudine di costruire la propria camera nuziale sotto la corteccia dei pini, il cui legno sarà successivamente cibo per i nuovi nati. Questo parassita dimezzò la macchia boschiva, rendendola secca e vulnerabile agli incendi. E fu proprio così che tra il 2014 ed il 2017 le fiamme di numerosi incendi (dolosi e non), trovarono modo di propagarsi smisuratamente sul versante meridionale ed orientale.

Nel 2018 la pineta era quasi completamente scomparsa, ed i pochi alberi rimasti, indeboliti e vulnerabili, furono colpiti da un parassita alieno, originario di un areale che va dal Canada al Messico : la Cocciniglia tartaruga del pino (Toumeyella parvicornis).

Questo parassita, deve il suo nome alla particolare forma del corpo delle femmine adulte, che ricorda il carapace di una tartaruga. A nulla son servite le linee guida pubblicate dal CFN contro questa nuova emergenza fitosanitaria, o i numerosi fondi stanziati dalla Regione Campania per migliorare le condizioni di degrado dell’Oasi.
Questa serie di calamità non ha tuttavia frenato l’evoluzione della macchia mediterranea presente sul Montenuovo. Nei sentieri adiacenti al cratere si può notare come ginestre e lentisco ricoprono gli ormai antichi resti dei pini caduti. E le querce, rimaste sempre in secondo piano nelle scorse decadi, stanno popolando con particolare accanimento i versanti superiori del vulcano.
Negli anni a venire, non saranno più i pini piantati dall’uomo a caratterizzare il Montenuovo, ma saranno le specie spontanee ad imporsi come dominanti nell’Oasi flegrea.
Un messaggio questo, che ci arriva dalla natura stessa, per quanto queste condizioni possano rappresentare un pericolo per noi, l’equilibrio del biosistema trova sempre un metodo per risanare i danni, che siano o meno, provocati dall’uomo.