Il Tempio di Iside a Cuma.

Passeggiando sui sentieri della Foresta di Cuma, una delle strutture affascinanti in cui ci si può imbattere, è senza dubbio il Tempio di Iside. I resti di questo antico tempio, indubbiamente più grande di quello pompeiano, furono casualmente scoperti nel 1992, durante la costruzione di un gasdotto, nella spiaggia antistante l’Acropoli cumana. Datato tra un periodo compreso tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C. , fu frequentato fino alla metà del IV secolo d.C. , prima di essere distrutto dai cristiani.

Al suo interno furono rinvenute tre statuette, rappresentanti, Iside stessa, una sfinge, ed un sacerdote, e frammenti di pavimento e mura, finemente decorate. Ma cosa era il culto isiaco? E perché questa dea di origini egiziane aveva tanta importanza da essere venerata in età imperiale?

 

La Cultura Egizia.

Il contatto diretto tra l’impero e la cultura egizia, proiettò sul palcoscenico multiculturale romano, un vasto numero di divinità originarie del Nilo. Tra queste immagini sacre, Iside spiccò rispetto alle altre, tanto che, verso il 200 a.C. ne fu istituito ufficialmente il culto.

Considerata dea della natura, e dea madre, Iside, insieme ad Osiride ed il figlio Horus, racchiudono la massima triade della religione egizia; triade che secondo molte correnti teologiche, sarebbe strettamente legata all’evoluzione della trinità cristiana. Il parallelismo tra Iside e Maria, è ancora oggi al centro di molte teorie, secondo le quali, molte delle credenze cristiane sono ispirate dai culti misterici. Il culto, tuttavia, con il consolidarsi del cristianesimo, non ebbe vita facile, e fu proprio l’intensificarsi della lotta contro le correnti pagane, che portò alla distruzione del tempio ritrovato a Cuma.

Il Tempio Oggi.

Del tempio oggi possiamo ammirare la struttura base, e la presenza di una vasca, verosimilmente legata al simbolo dell’acqua lustrale, indispensabile per le cerimonie sacre. La sua posizione adiacente alla spiaggia, ed al corrispettivo faro romano, rievoca l’immagine di Iside Faria, protettrice dei naviganti, ai quali i romani facevano appello per una buona sorte nei mari.

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