La Grotta di Cocceio. Storia.

Durante il primo secolo a.C. , l’Averno fu il centro nevralgico dello sviluppo strategico militare romano. A testimoniarlo, sono le numerose tracce che possiamo trovare sulle sponde del lago. Dalla ‘’pseudo’’ grotta della Sibilla, al Tempio di Apollo, all’incredibile Grotta di Cocceio. Di quest’ultima, negli ultimi cinque anni, se ne è sentito parlare spesso, per i numerosi tentativi di recupero ed apertura al pubblico. Tuttavia le vere origini di questa magistrale opera d’architettura sono conosciute da pochi, nonostante le sue caratteristiche la posizionano tra i più ambiziosi progetti dell’epoca. Intorno al 37 a.C. il Lago d’Averno ed il Lago di Lucrino furono scelti da Ottaviano ed Agrippa, per ospitare il Portus Julius, un ampio porto costiero strategicamente protetto dalla morfologia del territorio, collegato direttamente ai due laghi, che fungevano da cantieri interni. Durante lo sviluppo del progetto, Agrippa, si rese ben presto conto della necessità di un collegamento rapido tra la sponda occidentale dell’Averno ed il Porto di Cuma, distante in linea d’aria solo pochi chilometri, ma sbarrato dalla imponente presenza del Monte Grillo. L’incarico fu affidato ad un brillante architetto di origini cumane, Lucio Cocceio Aucto.

La struttura.

L’opera d’alta ingegneria che ne conseguì, consisteva in una grotta perfettamente rettilinea, lunga all’incirca un chilometro ed abbastanza larga da far passare contemporaneamente due carri. Dall’ingresso orientale, sul lago, la struttura si presentava in opus reticolatum, mentre dall’ingresso occidentale una serie di spiragli lasciavano penetrare la luce, al fine di creare un suggestivo gioco di ombre sulla volta della galleria.

L’illuminazione e l’aerazione dell’intera struttura erano dovute ad una serie di 6 pozzi, sia laterali che verticali, dalla lunghezza massima di quaranta metri, che collegavano l’arcata della grotta direttamente con la superficie del Monte Grillo. Questa immensa testimonianza delle capacità ingegneristiche romane, fu nel tempo soggetta a numerosi crolli, specialmente durante la seconda guerra mondiale, quando fu utilizzata dai Tedeschi come deposito di materiale esplosivo.

Riscoperta.

A partire dal 2011 sono state effettuate molteplici operazioni per rimettere in sesto la struttura ed aprirla al pubblico, ma la presenza di una colonia di pipistrelli di grande valore conservazionistico ne ha rallentato i lavori e ne hanno resa impossibile la percorribilità. Ad oggi due cancelli si ergono chiusi alle entrate opposte della grotta, non lasciando trapelare quasi nulla dell’interno della struttura, come a voler nascondere la sua storia, in attesa del giorno in cui, forse, si troverà una soluzione per poterla visitare.