Le fumarole del Montenuovo

Nel 1538 il Monte Nuovo poneva fine alla serie di eventi eruttivi in larga scala dei Campi Flegrei, con un’eruzione che segnò profondamente la morfologia del territorio di Pozzuoli. Ad oggi questo giovanissimo cratere è catalogato come attivo in stato di quiescenza; un’attività riscontrabile soprattutto grazie alla presenza di numerose fumarole sul pendio esterno che affaccia su Lucrino.

Il fenomeno vulcanico

Per comprendere questo fenomeno dobbiamo scoprire cosa successe 5 secoli fa, sotto la superficie di Tripergole, il giorno della nascita del Monte Nuovo. Circa 3700 anni fa, il magma si raffreddava lentamente a 4 km di profondità, iniziando a formare uno strato impermeabile, che lo isolava rispetto alle rocce sovrastanti. Fu verso il 1538 che questo strato si fratturò, consentendo al magma di risalire rapidamente. L’eruzione che sconvolse Tripergole fu dovuta a un fluido magmatico che, attraverso la frattura, riuscì a penetrare in un acquifero superficiale, innescando un’eruzione idromagmatica. Le testimonianze che ci giungono delle ore precedenti all’eruzione, raccontano infatti di numerosi getti di acqua bollente e vapori espulsi da profonde crepe, che si aprirono nel suolo del villaggio medievale, mettendo in fuga la popolazione locale.

Le falde

La presenza di queste falde spiegano la natura delle fumarole presenti sul cratere, fumarole che non superano i 100 gradi di temperatura e non hanno alcun odore sulfureo. La loro origine infatti non è legata direttamente alla caldera, ma all’effetto che essa ha sugli acquiferi che la dividono dalla superficie. Le alte temperature riscaldano l’acqua nelle falde, facendola evaporare, e fuoriuscire dalle fratture del versante esterno. Ad oggi, il magma giace a circa 7 km di profondità, e non raggiunge in alcun modo la struttura vulcanica, questo ne determina lo stato di quiescenza. Tuttavia il sentiero che dovrebbe portare alle fumarole risulta da anni poco curato ed a tratti inagibile, precludendoci la possibilità di ammirare questi fenomeni unici che raccontano la storia del nostro territorio.

Resta forte la speranza di poter vedere un giorno, un operato che miri alla valorizzazione dell’Oasi del Monte Nuovo, e che ci permetta di scoprire i tesori in essa custoditi.