Il sacello degli Augustali è un tempio, situato nell’area del Foro della città antica di Misenum, oggi non lontano da quello che un tempo era il teatro.

Templum Augusti quod est Augustalium”: è questa l’iscrizione che si poteva leggere sull’epistilio del complesso, un tempio dedicato ad Augusto, e il cui culto era affidato agli Augustali. Sulle figure degli Augustali ci è giunta la particolare testimonianza di Petronio che nel suo Satyricon parla del liberto Trimalchione, un serviles augustales, come un tipico rappresentante di chi ha visto migliorare rapidamente la propria condizione economica e sociale, senza avere acquisito, però, le maniere e lo stile della classe patrizia.

Il sito.

Attualmente esso è per metà immerso nell’acqua per via del fenomeno del bradisismo che, già alla fine del II sec. d.C., ne causò la distruzione.

La struttura è composta da tre ambienti voltati, posti l’uno accanto all’altro, in parte costruiti in reticolato e in parte ricavati nel tufo naturale. L’ambiente centrale, di dimensioni maggiori rispetto a quelli laterali, rappresenta il sacello vero e proprio. Qui si ritrova un’abside di fondo e un altare esterno a cui si accede attraverso una gradinata marmorea, inquadrata da podi in muratura. Il pronao era costituito da colonne che reggevano l’epistilio ed un frontone a timpano, sostenuto da colonne di marmo cipollino, con i ritratti dei committenti inseriti in una corona di quercia sorretta da due Vittorie. Per comprenderne la struttura, ritroviamo una fedele ricostruzione nel Museo archeologico dei Campi Flegrei.

Per quanto riguarda gli ambienti laterali, in parte ricavati nella roccia e in parte realizzati in muratura, si sviluppano su due livelli con una copertura a botte. Come il sacello, anche questi erano molto probabilmente arricchiti da pitture, stucchi – ora parzialmente visibili – e da pavimenti musivi a tessere bianche e nere.

Subì lavori di rimaneggiamento alla metà del II secolo d.C., grazie alla generosità di due curatores Augustali, Lucio Lecanio Primitivo e Marco Licinio Primitivo. Lucio Lecanio Primitivo, infatti, insieme a sua moglie, la sacerdotessa Cassia Victoria, pagò il restauro della facciata del tempio, con le colonne in marmo cipollino, capitelli pergameni e un architrave iscritto con il titolo dedicatorio.

La struttura fu dunque notevolmente arricchita da preziosi rivestimenti marmorei, che testimoniavano l’elevata posizione economica dei committenti. Questi, infatti, si occupavano probabilmente di attività di commercio marittimo, a cui si fanno senza dubbio riferimento il rilievo con la nave e il delfino posti sugli spazi angolari del frontone. Successivamente, come suddetto, le strutture crollarono e furono in parte schiacciate.

Gli scavi archeologici.

Nel 1967, il complesso fu rinvenuto per caso nella zona che si trova tra la Punta Salparella e Punta Terone, nei pressi della chiesetta dedicata a San Sosso.

Durante gli scavi furono rinvenute preziose statue di due imperatori, poste in due nicchie laterali scavate nel tufo. Esse rappresentavano, con un’immagine decisamente divinizzata, gli imperatori Vespasiano e Tito.

Nel corso della campagna, che ebbe luogo fino al 1972, fu rinvenuto un altro gruppo bronzeo con statua equestre attribuita agli imperatori Domiziano-Nerva. In uno dei due ambienti laterali, dove si rinvenne la base lastricata di Esculapio che attestava il complesso come: Tempio di Augusto e sede degli Augustali, si trovarono anche due statue femminili. Una rappresentava l’Abbondanza, mentre l’altra doveva essere una donna della casa di Augusto.