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La Necropoli di via Celle.

Tra le diverse necropoli puteolane spicca per la sua maestosità quella di via Celle. Partendo dal quadrivio dell’Annunziata si snoda lungo un percorso della via Consularis Puteolis Capuam, fino a comprendere anche la zona di San Vito in direzione Quarto. Come la maggior parte delle strade della periferia delle città romane, era fiancheggiata da sepolcreti. Nel nostro caso, compresi tra il primo ed il secondo secolo d.c., offrono un interessante elemento alla nostra riflessione. Nel primo secolo e per la metà del secondo prevalgono le tombe ad incinerazione. Dopo la cremazione i resti dei defunti venivano posti in delle urne e depositate in cellette dette colombari per la loro forma tipica. Poi le tendenze cambiano a favore della inumazione, con la deposizione dei corpi in sepolcri incorporati nel pavimento, ma non mancano elegantissimi sarcofaghi marmorei.

I Mausolei

Come ben sappiamo nessun popolo con diverso modo di seppellire i propri defunti ha invaso l’Italia e tantomeno la Zona Flegrea in quell’epoca. Come spesso la storia ci dimostra è lo stesso popolo a cambiare usi e costumi che si evolvono nel tempo.
Percorrendo la strada venendo da San Vito, all’uscita da una curva ad angolo retto, sono stati portati alla luce ben quattordici mausolei di fila sullo stesso lato, dall’altro purtroppo ne è rimasto uno solo. Per coloro che entravano in Puteoli provenienti da Capua doveva presentarsi veramente un bel colpo d’occhio entrando nella strada che attualmente chiamiamo via Celle. Le antiche cappelle di famiglia erano finemente dipinte e decorate. I benestanti puteolani mostravano la loro opulenza spendendo grosse somme per la costruzione e la cura delle tombe dei loro cari che volevano belle.

Tutti i mausolei presentano spazi dove si consumavano cibi in compagnia dei defunti, onorandoli nel ricordo dei loro meriti tessendo i dovuti elogi. Il culto dei morti, un modo di esprimere una profonda spiritualità in comunione con i cari defunti, trova le testimonianze archeologiche nell’Italia centro meridionale fin dall’eneolitico (culture del Rinaldone e del Gaudo) ed è vivo ancora oggi.

Gli studi di Theodor Mommsen.

Tra i quindici mausolei solo uno si distingue per la diversità architettonica e la destinazione d’uso. Il più grande di tutti, articolato su tre piani offriva la possibilità di sepoltura ai soci di un “collegia”. Questo termine, adoperato per la prima volta dal grande studioso Theodor Mommsen, indica l’ente associativo di lavoratori operanti in uno stesso mestiere. I quali nell’antica Roma si univano per meglio curare i propri interessi da un vero e proprio punto di vista sindacale. Tutelati dal diritto romano, si adoperavano anche per dare una degna sepoltura agli associati. Notizie scrittorie sull’argomento sono numerose, ma a Pozzuoli abbiamo la prova archeologica che oltre ogni ragionevole dubbio, attesta l’esistenza e le attività delle associazioni di arti e mestieri nella Roma antica.