Il mosaico di Antinoo.

Nel settore delle terme di Adriano, nel Parco archeologico di Baia, c’è un affascinante mosaico, fatto realizzare dallo stesso imperatore, che ci racconta della sua grande storia d’amore con Antinoo.

L’amore per Antinoo.

Antinoo è un ragazzino di 12 anni che Adriano incontrò durante una sua spedizione in Bitinia (a nord dell’attuale Turchia) nel 123 d.C., e per il quale rimase così affascinato tanto che lo fece trasferire a Roma per educarlo ed istruirlo. Passò poco tempo perchè il rapporto con il giovane diventasse sempre più forte, sempre più intenso, nonostante la rivalità della moglie dell’imperatore, Vibia Sabina. Qualche anno dopo, con la ripresa delle sue campagne militari nelle province dell’Impero, Antinoo era oramai diventato il suo inseparabile compagno di vita. Il giovane si prendeva cura di lui, persino della sua malattia, l’idropisia, a causa della quale ad Adriano sarebbero rimasti solo pochi anni di vita.

Una soluzione però c’era: offrire agli Dei la vita di una persona a lui molto cara in cambio della sua. Consiglio assolutamente rifiutato dall’imperatore, ma probabilmente non dal suo giovane amato. Antinoo, infatti, morì qualche tempo dopo in circostanze misteriose nelle acque del Nilo. Adriano piangeva, si disperava, a tal punto da essere criticato e persino deriso da tutta la sua corte. Nominò in suo onore una costellazione e, nel luogo della tragedia, fondò Antinopolis, una città in memoria del suo inseparabile compagno, dove ne impose la venerazione e indisse dei giochi in suo onore. La morte del ragazzo rimase in ogni caso un mistero: ci fu chi insinuò che il giovane fosse stato ammazzato o indotto al suicidio dall’entourage di corte. E chi, invece, affermò che Antinoo avesse offerto volontariamente la sua vita agli Dei pur di salvare quella del suo amato Adriano. Fatto sta che l’imperatore visse ancora per altri 8 anni dall’accaduto, più di quanto ci si aspettasse.

La rappresentazione musiva

Il mosaico, realizzato con tessere bianche e nere, vede al centro una raffigurazione di Antinoo, dallo sguardo piuttosto serioso quasi triste, con la tipica capigliatura a ciocche e il capo circondato da un’aureola di germogli di grano. La sua immagine è associata alla divinità egizia Osiride vegetante, dio della Resurrezione, ritrovato nelle acque del Nilo proprio come Antinoo. Nella parte inferiore lo vediamo rappresentato, nel pieno della sua gioventù, con una lepre in mano mentre corre. Secondo lo scrittore e poeta Ovidio pare che fosse una sorta di pegno d’amore, a testimonianza dell’offerta fatta agli Dei con la sua stessa vita, donata per il suo amato imperatore senza alcuna esitazione. L’amore è testimoniato anche dalle parti finali di quella che sembra essere una fascia, o una sorta di sciarpa che avvolge la sua figura. Nella parte superiore invece è rappresentato l’addio terreno e la promessa di Adriano di raggiungerlo nell’aldilà. Il calice con l’acqua zampillante simboleggia la vita, la fons perennis, cioè la fonte della rinascita. Due colombe poggiano sulle sue anse laterali, l’una di fronte all’altra. Queste simboleggiano le anime di Adriano ed Antinoo che dissetandosi, danno origine alla cosiddetta trasmigrazione delle anime e la tanto sperata ricongiunzione nell’eternità.

Adriano fu giudicato per la sua omosessualità?

Niente affatto. Nessuna norma, nell’antica Roma, puniva l’omosessualità in generale. Né di certo questa rappresentava una novità. Nerone aveva sposato un suo liberto, e anche Cesare nel corso della sua vita amò sia donne che uomini.

La colpa di Adriano, per la quale rischiò addirittura la dannatio memoriae, pare fu quella di aver dato troppo spazio al dolore per la perdita dell’amato, di aver versato troppe lacrime. Un atteggiamento che poco si addiceva al suo ruolo di comandante dell’impero. Una reazione scandalosa quasi, condannata dai suoi contemporanei. Un’emotività che sarebbe assolutamente comprensibile adesso, ma che al tempo per un imperatore e militare come Adriano, non poteva essere affatto concessa.