QUANDO CALIGOLA “L’IMPERATORE PAZZO” STREGO’ I CAMPI FLEGREI

Caio Giulio Cesare Augusto Germanico famoso con il soprannome di Caligola, è uno degli imperatori più “discussi” dell’antica Roma. Le sue follie non solo lo resero famoso ai suoi tempi, ma si sono tramandate fino ai giorni nostri disegnandone una figura a tratti mitologica. Caligola, terzo imperatore della dinastia Giulio – Claudia,  nei 4 anni del suo impero (dal 37 al 41) si caratterizzò per numerose bizzarrie: su tutte si ricorda la nomina del suo cavallo come senatore, atto di disprezzo verso il Senato Romano quindi si folle, ma con un grande valore simbolico.. Caligola però  non si limitò solo a tali bizzarie, l’imperatore figlio di Agrippina era noto anche per la sua vita dissoluta e dai costumi a tratti estremi, tenendo un comportamento molto simile agli imperatori orientali che facevano della propria figura una divinità. Di Caligola si ricordano ad esempio gli incesti con le sorelle nonché l’immane sperpero di denaro che compì nel suo breve periodo di comando dell’Impero Romano.

UN PONTE DI BARCHE TRA POZZUOLI E BAIA.

UN PONTE DI NAVI – Una delle “bizzarrie” più celebri di Caligola ha avuto come scenario proprio il mare dei Campi Flegrei. Correva l’anno 39 quando “L’Imperatore Folle” decise di attraversare tutta il golfo flegreo, da Pozzuoli fino a Baia, a cavallo servendosi di un ponte di navi da carico messe lì appositamente per la sua impresa. Un’impresa che ha portato i suoi segni fino ai giorni nostri: Caligola infatti, partì da quello che oggi prende il nome di  “Molo Caligoliano” a Pozzuoli,  proprio in memoria di tale gesta. Per compiere quest’impresa Caligola volle indossare l’armatura da battaglia di Alessandro Magno. Segno tangibile di come l’imperatore si ispirasse ai sovrani d’oriente. Proprio aver indossato le vesti dei Alessandro Magno ispirano in Caligola il pensiero di compiere nuove gesta militari e fu proprio dopo la “camminata sul mare” che l’imperatore decise di andare a sedare alcuni moti nati in Germania.

IL RACCONTO – A raccontare tale impresa fu lo scrittore romano di epoca imperiale Svetonio che ci ha tramandato tale gesta: “Escogitò anche un genere di spettacolo assolutamente nuovo e senza precedenti. Fece costruire tra Baia e la diga di Pozzuoli, che separava uno spazio di circa tremila e seicento passi, un ponte formato da navi da carico, riunite da tutte le parti e collocate all’ancora su due file; poi le si ricoprì di terra dando a tutto l’insieme l’aspetto della via Appia. Per due giorni di seguito non la smise di andare e venire su questo ponte: il primo giorno si fece vedere su un cavallo riccamente bardato, con una corona di quercia, una cetra, una spada e una veste broccata d’oro, il giorno dopo, vestito come un cocchiere di quadriga, guidava un carro tirato da due cavalli celebri, che erano preceduti dal giovane Dario, uno degli ostaggi dei Parti, e seguiti da una schiera di pretoriani e di veicoli con a bordo un gruppo di amici. So che Gaio aveva ideato un ponte di tal genere secondo alcuni per rivaleggiare con Serse che, non senza stupore, ne gettò uno sull’Ellesponto, anche se più modesto, e secondo altri, per spaventare, con la risonanza di qualche opera gigantesca, Germani e Bretoni che lo minacciavano di guerra”.