La Solfatara di Pozzuoli è uno degli ultimi coni vulcanici visibili del Terzo Periodo Eruttivo dei Campi Flegrei, risalente da 4800 a 3800 anni fa.

Gli ultimi studi ritengono che la formazione della Solfatara sia avvenuta in un unico evento tra 3900 e 3700 anni fa nell’ambito dei fenomeni della Caldera Vulcanica dei Campi Flegrei. La recente scoperta di una necropoli ai piedi della Solfatara, risalente al primo secolo e senza alcuna copertura di materiali piroclastici, ha clamorosamente smentito la notizia di una ulteriore eruzione avvenuta nel 1198 che pure aveva trovato ampio credito.

Dopo le grandi eruzioni del TGN (Tufo Giallo Napoletano) avvenute tra 15000 e 12000 anni fa, nella caldera dei Campi Flegrei si sono succedute in tre diversi periodi oltre 60 formazioni di vulcani, ma uno solo ha dato origine ai fenomeni visibili all’interno della Solfatara.

Le eruzioni vulcaniche si verificano in seguito alla fuoriuscita di masse di magma provenienti dalle profondità terrestri, ma a volte la camera magmatica che le contiene non si esaurisce completamente. Com’è stato recentemente accertato, a circa 3,5 km. sotto la Solfatara persiste una massa magmatica di relativa grandezza, ma non abbastanza da dare origine ad una nuova eruzione. Gli studiosi definiscono questo fenomeno “stato quiescente” del vulcano. Dovranno passare secoli prima che possa spegnersi definitivamente. Intanto le falde freatiche presenti nel sottosuolo, in seguito al continuo susseguirsi delle piogge, periodicamente si ingrossano avvicinandosi al calore. L’acqua ridotta in vapore risale in superficie riportando con se particelle di vari minerali. Questa fase è chiamata non a caso “Solfatarica” e anche se risalente ad un’unica origine, si manifesta in diversi tipi di eventi.

La Grande Fumarola o Bocca Grande presenta un gran numero di fumarole ridotte in un solo determinato spazio. Sollecitate dall’agitare di una torcia, i vapori emessi aumentano diventando impressionanti. Le particelle presenti nel vapore passano velocemente da una fase gassosa alla solidificazione, dando origine a cristalli che si depositano sulle pietre e in rapporto ai minerali contenuti formano su di esse patine di splendidi colori.

La Fangaia.

Acqua piovana o formatesi in seguito alla condensa dei vapori provenienti dal sottosuolo, si mescola con l’argilla ampiamente presente, formando un fango poco denso e permette così la fuoriuscita del gas in un susseguirsi di bolle. Passeggiare a pochi metri dal fondo di una naturale caldaia in ebollizione è certamente un fatto eccezionale, ma c’è di più. Le striature leggermente più scure presenti sulla superficie del fango sono composte da un batterio presente solo a Pozzuoli, il Sulfolobus Solfataricus. Resistente alle estreme condizioni di acidità e temperature del luogo, costituisce la prova della esistenza della vita sul nostro pianeta anche in ambienti ritenuti impossibili. La sorprendente scoperta di Pozzuoli ha indotto diversi istituti scientifici ad ulteriori studi, che apriranno certamente nuovi orizzonti sulla nascita della vita sul nostro pianeta.

Le stufe. Due grotte scavate nella montagna, con l’ingresso rivestito in muratura, formano sudatori naturali. Rivelano, inoltre, la reale temperatura della parete rocciosa del cratere appena sotto la superficie.

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